Una testimonianza che ti lascia il vuoto dentro e ti obbliga a guardare il mondo con occhi diversi.

Un buco nello stomaco

Mi è capitato raramente di leggere un libro che lasciasse dentro di me un vuoto. Non un semplice dispiacere o una commozione passeggera, ma un vero e proprio buco nello stomaco. “Nel mare ci sono i coccodrilli” è uno di quei libri.

È la storia vera di Enaiatollah Akbari, un ragazzo afghano costretto a lasciare il proprio Paese, la propria famiglia, la propria infanzia, per cercare la sopravvivenza. Non una vita migliore. Semplicemente: la sopravvivenza.

Una forza che disarma

Non starò qui a raccontare i dettagli del suo viaggio, perché ogni pagina merita di essere letta senza filtri, senza anticipazioni. Ma quello che posso dire è che la sua testimonianza è un pugno nello stomaco. Un racconto lucido, privo di retorica, che fa emergere una forza e una dignità disarmanti.

Il confronto con la nostra quotidianità

Quello che più mi ha colpito è il contrasto tra la sua vita e la nostra. Noi che viviamo immersi in un mondo consumistico, dove tutto sembra dovuto, dove ci lamentiamo per un caffè freddo, per la connessione lenta, per una giornata storta. E poi c’è lui, un bambino che attraversa Paesi, deserti, confini, per restare vivo. Un bambino che vuole studiare, vivere, costruirsi un futuro. Un bambino lasciato dalla madre, non per abbandono, ma per amore. Un amore così grande da fare a pezzi.

Per chi non ce l’ha fatta

E allora ti fermi. Rifletti. Ti senti piccolo, quasi colpevole.
Ti chiedi quante storie come quella di Enaiat non diventeranno mai libri. Quanti bambini, quante madri, quanti sogni si perdono ogni giorno nel mare, nel silenzio, nell’indifferenza.

Davanti a queste pagine, vedi ciò che non viene scritto:

  • Occhi che hanno visto l’orrore e non avranno mai voce per raccontarlo
  • Corpi senza nome arenati su spiagge lontane, memoria cancellata dalle onde
  • Mani che si stringono per segreti addii, promesse che il mare si è portato via

Eppure, persino in quel vuoto, resta qualcosa: la domanda. Cosa posso fare io? Perché leggere una storia come questa e voltare pagina come se niente fosse, sarebbe un tradimento.

Leggetelo. Fatelo leggere.

“Nel mare ci sono i coccodrilli” non è un libro. È una sveglia. È un invito a guardare il mondo con occhi diversi, a non voltarsi dall’altra parte, a non dimenticare.

Leggetelo. Parlatene. Fatelo leggere ai vostri figli, ai vostri studenti, ai vostri amici. Perché anche un libro, nel suo piccolo, può scuotere le coscienze. Perché ogni storia come questa, se ascoltata, ci rende un po’ più umani.


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